Il secondo dibattito tra Hillary Clinton e Donald Trump non è semplicissimo da decifrare. È stato molto duro e combattuto –
Politico l'ha definito «il più cattivo della storia delle elezioni presidenziali» – e benché i sondaggi dicano che ha vinto di nuovo Clinton, analisti e osservatori sono concordi nel dire che Trump è andato meglio del previsto e potrebbe essere riuscito a limitare i danni, parlando soprattutto alla base del Partito Repubblicano. Niente di decisivo, quindi: a Clinton è mancato il colpo del KO, per dirla con una trita espressione giornalistica, mentre Trump difficilmente ha convinto qualcuno che non avesse già deciso di votare per lui.
Qui trovate il resoconto che ho scritto per il Post.
Che non sarebbe stato un confronto convenzionale è stato evidente fin dal primo istante: quando i due candidati sono arrivati al centro dell'anfiteatro, si sono osservati e non si sono stretti la mano. Soprattutto la prima mezz'ora del confronto tv è stata particolarmente intensa: si è parlato inevitabilmente
del video diffuso venerdì dal Washington Post, che mostra Trump nel 2005 descriversi come un molestatore sessuale e dire cose particolarmente volgari e sessiste sulle donne, ma anche dello
scandalo delle email di Hillary Clinton, di politica estera, di tasse e di sanità, tra le altre cose.
Dopo il disastro delle ultime 48 ore l'asticella per Trump era nel punto più basso possibile, e l'opinione comune di analisti e osservatori è che sia andato meglio che nel primo confronto, che sia stato più deciso e abbia attaccato Clinton in modo più efficace: dall'altra parte, però, quello di stanotte è stato un dibattito in cui tra le altre cose Trump ha minacciato di mettere in galera il suo avversario, ha ammesso di non aver pagato le tasse per vent'anni, ha scaricato il suo vice sulla Siria, ha dovuto difendersi dall'accusa di essere un molestatore sessuale e ha detto di nuovo tantissime cose false. Tutte cose che in altri anni sarebbero state considerate notizie eccezionali e decisive. Hillary Clinton è apparsa meno brillante che nel primo confronto – ha ricevuto anche domande più complicate – ma non ha commesso errori significativi, e secondo i primi sondaggi
ha vinto di nuovo: 57-34 secondo CNN,
47-42 secondo YouGov.
Molti analisti concordano nel dire che Trump abbia cercato di limitare i danni parlando soprattutto alla base del Partito Repubblicano, dicendo cose molto radicali, per tentare di salvare la sua candidatura: e che probabilmente ci sia riuscito, anche se questo quasi sicuramente non gli ha fatto guadagnare nuovi consensi. I sondaggi dicono che quelli che ha convinto fin qui sono pochi, e devono ancora risentire dell'impatto del video del 2005.
Il confronto – qui sopra il video integrale,
qui la trascrizione completa – aveva un format particolare e diverso dagli altri tre di questo ciclo elettorale: era un
town hall meeting, cioè un dibattito in cui i candidati in piedi al centro di un anfiteatro rispondono alle domande di due moderatori ma anche del pubblico, scelto dall'istituto demoscopico
Gallup tra un campione di elettori indecisi. La domanda dell'elettore che ha aperto il dibattito riguardava la capacità di Clinton e Trump di essere o no dei modelli per i giovani americani e quindi si è finiti subito a parlare del video di Trump, che ha detto:
«Erano chiacchiere da spogliatoio. Non ne sono orgoglioso. Chiedo scusa alla mia famiglia e agli americani. Ma erano chiacchiere. Viviamo in un mondo in cui l'ISIS taglia le teste alle persone, in cui la gente annega in vasche d’acciaio, e ci sono guerre, e orribili, orribili scontri. Non abbiamo mai avuto niente del genere, massacri in tutto il mondo. [...] Sì, quel video mi mette in imbarazzo. Lo detesto. Ma sono chiacchiere. Io sconfiggerò l'ISIS. Sconfiggeremo l'ISIS»
Successivamente Trump ha detto di avere «grande rispetto delle donne» e che «nessuno rispetta le donne più di me». Clinton ha risposto così:
«Sapete, con i candidati Repubblicani del passato non ero d'accordo sulle idee, sulla politica, sui principi. Non ho mai avuto dubbi sul fatto che potessero fare i presidenti. Con Donald Trump è diverso. Lo dico da giugno e lo dicono anche moltissimi Repubblicani. Lui dice che quel video non mostra chi è davvero. Ma credo sia chiaro a tutti che quel video mostra esattamente chi è. Perché lo abbiamo visto lungo l'intera campagna elettorale. Insultare le donne, darle dei voti per il loro aspetto fisico, attaccarle in tv e su Twitter. Dopo il primo dibattito ha passato una settimana a insultare un'ex miss Universo in termini brutali e personali. Questo è Donald Trump»
Trump ha risposto, come ampiamente atteso, citando le vecchie accuse di molestie sessuali contro Bill Clinton. «Le mie erano parole, le sue sono azioni. Nessuno nella storia della politica americana è stato più molesto con le donne di Bill Clinton, potete dire quello che volete». Hillary ha risposto: «Le cose che dice non sono vere, ma ognuno gestisce la sua campagna elettorale come vuole. Invece di rispondere alle persone, lui preferisce parlare di queste cose. Quando sento argomenti del genere mi ricordo di cosa dice la mia amica Michelle Obama: quando loro vanno in basso, noi andiamo in alto».
«That's his choice»
Trump ha detto allora che Michelle Obama ha fatto degli spot contro Clinton durante la campagna del 2008,
che non è vero, e ha accusato Hillary Clinton di aver riso di una ragazza violentata da uno stupratore che aveva difeso quando faceva l'avvocato d'ufficio,
altra cosa non vera: e per il resto del dibattito ha detto più volte cose evidentemente false, per esempio negando di aver detto di guardare il video porno della miss Universo di cui sopra (
lo ha scritto su Twitter); ha detto che la ripresa americana è stata la più lenta dal 1929 (falso); ha detto che l'America ha le tasse più alte del mondo (falso); ha detto che la comunità musulmana di San Bernardino vide le armi a casa degli attentatori e non li denunciò (
falso); ha detto di essere stato contrario alla guerra in Iraq (
falso) e
molte altre cose non vere.
Passata la prima mezz'ora, però, Trump è sembrato più a suo agio e ha cominciato ad attaccare duramente Clinton
sullo scandalo delle email. A un certo punto ha detto: «Se vincerò, darò istruzioni al procuratore generale chiedendogli di aprire un'inchiesta sui tuoi affari». Clinton ha risposto lamentandosi delle bugie di Trump e invocando il lavoro dei fact-checkers, aggiungendo che «fortunatamente non è qualcuno con il carattere di Donald Trump a far rispettare le leggi nel nostro paese». Trump ha risposto: «Perché altrimenti saresti in galera».
«Because you'd be in jail»
Trump ha dato la sua miglior risposta nel dibattito qualche minuto dopo,
parlando del contenuto delle email dello staff di Clinton diffuse da Wikileaks, soprattutto di quella in cui Clinton racconta di aver visto il film
Lincoln e spiega che, come fece Lincoln durante le trattative sull'abolizione della schiavitù, «un politico su ogni tema deve avere una posizione pubblica e una privata». Trump ha risposto: «Quindi ora sta cercando di dare la colpa delle sue bugie ad Abraham Lincoln. Questa mi mancava».
«That's the big difference between Abraham Lincoln and you»
Trump è stato molto aggressivo per tutto il dibattito ma non è sembrato a suo agio con il format del confronto: passeggiava avanti e indietro per l'anfiteatro mentre Clinton parlava, a volte piazzandosi dietro di lei in modo un po' inquietante; ha continuato a tirare moltissimo su col naso e si è lamentato spesso dei moderatori, Martha Raddatz e Anderson Cooper (a un certo punto ha detto: «Ah, bene, tre contro uno»).
Hillary Clinton ha difeso la riforma sanitaria di Obama quando un elettore le ha chiesto conto del fatto che ha fatto crescere i costi delle polizze per la classe media; Trump ha detto che è una riforma disastrosa e ha detto che va «sostituita con qualcosa di meno costoso e che funzioni», ma non ha specificato con cosa nemmeno quando i moderatori lo hanno pressato. Ha detto solo: «avrete il miglior piano sanitario al mondo». Più avanti, parlando della Siria, Hillary Clinton ha proposto di armare i curdi e di istituire una no-fly zone: è una delle poche questioni su cui è distante dall'amministrazione Obama, che è contraria alla no-fly zone perché metterebbe gli Stati Uniti in diretto conflitto con la Russia. Trump invece ha fatto una cosa inedita: si è dissociato dal suo vice Mike Pence, che diceva di voler bombardare le forze di Assad, perché «la Siria sta combattendo l'ISIS. Non mi piace Assad ma Assad sta uccidendo l'ISIS. La Russia sta uccidendo l'ISIS. L'Iran sta uccidendo l'ISIS. E questo per via della nostra debole politica estera».
«He and I haven't spoken and I disagree»
Poi si è parlato di tasse: Trump ha accusato Clinton di non aver fatto niente nella sua carriera per riformare il fisco americano e ha promesso di abbassare la principale aliquota dal 35 al 15 per cento, e tagliare le tasse della classe media. «Io ve lo dico, Hillary Clinton vi alzerà le tasse. Guardatemi. Alzerà moltissimo le tasse. E sarà un disastro per il paese. Io le abbasserò. Questa è una gran differenza». Clinton ha dato lì forse la sua risposta migliore della serata:
«Beh, tutto quello che avete appena sentito è falso. Mi dispiace di doverlo dire ogni volta, ma lui vive in una realtà parallela. Ed è interessante sentire uno che non paga le tasse da vent'anni che ci spiega cosa ha intenzione di fare. Ve lo dico io cosa vuole fare. Vuole dare ai ricchi e alle grandi aziende il più grande taglio delle tasse della storia. Donald ha a cuore Donald e le persone come Donald, e farà loro un gran regalo»
Interpellato poi dai moderatori sulle sue dichiarazioni dei redditi, Trump ha risposto «certo che sì» alla domanda sull'aver usato
un meccanismo del fisco americano per non pagare tasse federali per vent'anni.
«More than the Bush tax cuts by at least a factor of two»
Il dibattito è proseguito con una domanda sull'energia, durante la quale Trump ha detto di essere favorevole alle energie rinnovabili ma che da sole non bastano, e che quindi bisogna puntare sul carbone pulito ed evitare che le norme a tutela dell'ambiente mettano troppi limiti alle industrie; Clinton invece ha detto che la Cina manipola illegalmente i prezzi dell'acciaio negli Stati Uniti e Trump lo compra per i suoi cantieri, che gli Stati Uniti sono indipendenti dal punto di vista energetico (
falso) e che bisogna investire sulle energie rinnovabili per combattere il cambiamento climatico.
Cosa succede adesso
Anche prima che venerdì venisse fuori quel famigerato video, Trump era in discesa nei sondaggi e Clinton in ripresa. Nei prossimi giorni vedremo l'impatto del video sui sondaggi, ma per questo motivo il dibattito di stanotte per Trump era una buona notizia di per sé: ha costretto e costringerà i media a smettere di parlarne, almeno per un po', e concentrarsi su altro.
Rispetto al primo dibattito, ha attaccato Clinton con molta più durezza ed efficacia: non possiamo sapere se è stata o no una strategia pianificata, ma la prima conseguenza sarà rendere la vita un po' più difficile ai Repubblicani che stavano decidendo se scaricarlo o no e sarebbero stati convinti da una performance disastrosa. Dall'altra parte, Trump ha perseguito questo obiettivo usando argomenti di aggressività eccessiva, come la minaccia di metterla in galera: al massimo sarà riuscito a consolidare i consensi di chi aveva già deciso di votarlo. Immaginatela così: c'è un paziente che questa settimana ha perso tantissimo sangue, stanotte forse è stata fermata l'emorragia. Ma resta moribondo. Si tratta di un caso esemplare del problema politico con cui il Partito Repubblicano fa i conti da ormai dieci anni: una fetta corposa del suo elettorato ha posizioni e desideri estremisti e radicali, sconnessi dall'umore generale dell'elettorato statunitense, e per non perdere quella fetta corposa il partito non può che tollerare e accogliere uno come Trump.
Tutto questo è anche il grande non detto della discussione un po' sbilenca di questi giorni riguardo la possibilità che il partito sostituisca Trump con Pence o con qualcun altro. Detto che dal punto di vista concreto
è sostanzialmente impossibile senza il consenso dello stesso Trump, il punto è che anche politicamente non avrebbe molto senso. Primo: il partito vuole davvero prendersi questa patata bollente – e le responsabilità che ne conseguono – a un mese dalle elezioni, quando forse a questo punto la cosa più comoda sarebbe scendere dal treno in corsa, lasciare che Trump si schianti e dare tutta la colpa a lui? Secondo: il partito vuole davvero fare arrabbiare – e perdere, quindi – gli elettori che in massa hanno votato per Trump alle primarie, e che lo sostengono ancora? Se nei prossimi giorni i sondaggi dovessero mostrare un crollo di Trump, ci saranno altri Repubblicani che lo scaricheranno. Paul Ryan, per cominciare, forse anche altri. Nel peggiore dei casi lo stesso Mike Pence, che oggi è stato umiliato in diretta tv. Ma anche se da questa campagna elettorale possiamo ormai aspettarci di tutto, e quindi vai a sapere, che Trump oggi si ritiri non conviene davvero a nessuno.
Ci sentiamo sabato, al solito. Ciao!