Eccoci, quindi. È stato un dibattito meno scoppiettante di quanto potesse essere, non ha avuto niente che passerà alla storia, ma ha ricalcato molte delle cose che erano state in qualche modo previste negli ultimi giorni: Clinton è stata molto a suo agio, Trump era evidentemente poco preparato; Clinton ha cercato di provocare Trump puntando quasi esclusivamente sulla sua ricchezza e la sua carriera di imprenditore, riuscendoci; Trump è stato molto aggressivo ma ha evitato di dire cose eccessivamente radicali. Soprattutto: Clinton si è difesa bene quando si è parlato delle email, facendo una scelta strategica non da poco; Trump è andato in difficoltà quando si è parlato di tasse, di Iraq, delle teorie del complotto su Obama e delle donne. Verdetto, per chi ha fretta: ha vinto Clinton.
In ordine
Se avete un po' di tempo, qui c'è un resoconto più lungo che ho scritto per il Post: vi consiglio di partire da lì. Se avete molto tempo, invece, di seguito c'è il video integrale del dibattito.

Tutto il dibattito dall'inizio alla fine.
Com'è andata Hillary Clinton
Aveva evidentemente dedicato molto tempo alla preparazione di questo dibattito, per la sua importanza e forse anche perché costretta dalla convalescenza, e si è visto. Il lato positivo: non è mai sembrata in vera difficoltà, ha sempre azzeccato la giusta reazione e la giusta risposta. Il lato negativo: in certi momenti, come spesso le capita, è sembrata un po' troppo scritta, come se recitasse un copione. Che non è uno scandalo in sé, tutti i politici prima di un dibattito del genere provano certe risposte e magari le imparano a memoria: il punto però è farle sembrare naturali quando si pronunciano in diretta, e Clinton non ci è sempre riuscita.
L'unico momento complicato per Clinton è arrivato all'inizio del dibattito, quando si è parlato degli accordi commerciali con l'estero: se siete iscritti da un po' alla newsletter, sapete che su questo Trump gioca all'attacco (è molto critico e ha capito prima degli altri quanto fossero sensibili gli americani sulla questione, capovolgendo la posizione del suo partito) mentre Clinton gioca in difesa (ha promosso, difeso e in certi casi persino partecipato ai negoziati per arrivare a questi trattati). Clinton ha fatto quello che poteva ma Trump ha evidenziato con efficacia le contraddizioni della sua posizione.

«You called it the gold standard. You called it the gold standard of trade deals»
A dimostrazione che prepararsi funziona, però, Clinton sapeva come uscire dall'angolo e ci è riuscita: risposta dopo risposta, ha cominciato a provocare Trump sull'origine della sua ricchezza, sulle tasse che paga o non paga, sulle sue bancarotte e i suoi fallimenti da imprenditore. Trump ci è incredibilmente cascato ogni volta, trascorrendo secondi preziosi a difendersi, rinunciando ad attaccare Clinton sulle email e finendo molto in difficoltà quando si è parlato di tasse.

«So you've got to ask yourself, why won't he release his tax returns?»
Non si è parlato della fondazione Clinton, non si è parlato delle infedeltà coniugali di Bill Clinton (anche se Trump ha detto che potrebbe farlo la prossima volta), non si è parlato in generale di fiducia e trasparenza, i due grossi punti deboli di Clinton. Si è parlato molto poco delle email, anche perché Clinton ha adottato una strategia molto saggia limitandosi a dire: «Ho fatto un errore. Se dovessi decidere adesso, farei ovviamente in un altro modo. Ma non voglio cercare scuse. È stato un errore e me ne prendo la responsabilità». In molti casi, per chiudere una discussione sgradevole e perdente, scusarsi è meglio che difendersi all'infinito.

«You know, I made a mistake using a private email»
Com'è andato Donald Trump
Se Hillary Clinton avesse passato l'intero dibattito a bere acqua e tirare sul col naso, probabilmente oggi non si parlerebbe d'altro; invece era Donald Trump a essere evidentemente raffreddato (o ci sta nascondendo qualcosa? e se fosse leucemia? STO SCHERZANDO).

La compilation degli "sniff" di Donald Trump, because 2016.
Niente di particolarmente grave, comunque, anche se come sapete ai confronti tv l'apparenza dei candidati ha la sua importanza. È grave invece che Trump non si fosse preparato adeguatamente a questo dibattito, almeno per la sua campagna elettorale. Anche sui temi su cui era più a suo agio è stato molto ripetitivo, a volte è sembrato allungare il discorso per arrivare a coprire i due minuti di ogni risposta; non ha tirato fuori niente che non avessimo già sentito e niente che potesse essere particolarmente efficace in questo formato.
Voleva evidentemente presentare la parte più "presidenziale" di sé, infatti non ha mai parlato del muro né delle altre sue proposte più estremiste; e quando si è parlato di un tema che lo coinvolge molto poco – le discriminazioni razziali e le armi – è riuscito a mantenersi sobrio e pacato, dicendo persino di concordare parzialmente con Clinton sulle armi. Ogni volta però che Clinton gli ha teso una trappola, lui ci è cascato con tutte le scarpe, arrivando a definirsi «intelligente» per non aver pagato le tasse; e quando ha affrontato lui delle questioni delicate – come le teorie del complotto sul luogo di nascita di Obama, le donne e la guerra in Iraq – è sempre andato in difficoltà.

«But this is a man who has called women pigs, slobs, and dogs»
«Well, I hope the fact checkers are turning up the volume and really working hard»
«Well, just listen to what you heard»
Cosa succede adesso
Dopo il dibattito Donald Trump è andato a parlare con i giornalisti, cosa senza precedenti, e ha detto che il suo microfono era difettoso e che non ha tirato in mezzo l'infedeltà di Bill Clinton solo per rispetto di Chelsea, ma magari lo farà la prossima volta. Probabilmente si è reso conto di non essere andato bene, e ho la sensazione che quando rimetterà le mani sul cellulare scriverà due o tre cose per tentare di spostare l'attenzione dei media dalla serata. I primi sondaggi sul dibattito dicono che è andata meglio Clinton, ma bisognerà aspettare qualche giorno per capire se ci saranno movimenti sul piano nazionale e poi stato per stato: sabato ne sapremo molto di più. Credo che al prossimo dibattito vedremo un Trump ancora più aggressivo e un po' più preparato: bisognerà aspettare il 9 ottobre, ma intanto il 4 ci sarà quello tra i candidati alla vicepresidenza.
Appuntamenti
Ci vediamo per parlare di questi dibattiti e delle elezioni americane il 28 settembre a Roma, il 3 ottobre a Milano, il 5 ottobre a Busto Arsizio e il 7 ottobre a Torino con Lorenzo Pregliasco e Giovanni Diamanti di YouTrend. Seguiranno altre date in altre città fino all'8 novembre, se riesco a sopravvivere. Ci sentiamo sabato. Ciao!
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