31 giorni alle elezioni statunitensi
–1 giorno al secondo dibattito televisivo tra Clinton e Trump

È stata forse la settimana più incredibile della storia delle campagne elettorali americane, culminata nella surreale giornata di ieri, per cui vi avverto: questa newsletter sarà un po’ lunghetta. Ma non vi annoierete, e non per merito mio. Nel giro di pochi giorni abbiamo scoperto che Donald Trump probabilmente non ha pagato tasse federali per vent’anni; abbiamo seguito un confronto tv tra i candidati alla vicepresidenza; abbiamo visto gli Stati Uniti accusare formalmente la Russia di voler falsare le elezioni americane; abbiamo letto centinaia di email sottratte con un attacco informatico al più importante collaboratore e stratega di Hillary Clinton; abbiamo visto e ascoltato Donald Trump mentre si vanta di essere un molestatore sessuale. Ed è arrivato un fortissimo uragano sulla Florida.

È l’otto ottobre, manca un mese esatto alle elezioni americane.



Martedì Associated Press ha pubblicato un articolo basato sui racconti di più di venti persone coinvolte a vario titolo nella produzione di The Apprentice, il reality show americano di cui Donald Trump è stato per anni protagonista. Queste persone hanno descritto il comportamento di Trump durante le riprese, raccontando di come fosse solito commentare le dimensioni del seno e del sedere delle concorrenti ma anche dello staff e di una video-operatrice in particolare (diceva che avesse un sedere bello come quello di sua figlia Ivanka), di come avesse chiesto alle concorrenti di indossare abiti più corti e scollati, di come fosse solito fare commenti sessuali in continuazione e parlare delle concorrenti che si sarebbe voluto portare  a letto. I produttori di The Apprentice e di altri programmi di NBC in cui era apparso Trump allora hanno cominciato a scavare nelle riprese del programma e a un certo punto, sabato, qualcuno ha mandato un'email a David Fahrenthold, giornalista del Washington Post che sta facendo un lavoro formidabile su questa campagna elettorale e ha un Pulitzer già in tasca. L'email diceva: vuoi vedere un video di Trump che non ha mai visto nessuno? Il video è questo. È diventato in poche ore l'articolo più letto nella storia del sito del Washington Post.



Il video mostra alcuni momenti precedenti alle riprese del programma Access Hollywood, quando un microfono aperto registra le cose che Donald Trump dice a Billy Bush, personaggio televisivo americano e nipote dell'ex presidente George H. W. Bush.
«Ci ho provato con lei e non ci sono riuscito, lo ammetto. Ho provato a scoparmela. Lei era sposata. E ci ho dato dentro. L'ho portata a comprare dei mobili. Diceva che le servivano dei mobili. Le ho detto: ti porto in un posto che vende dei bei mobili. Ci ho provato come una puttana ma non ce l'ho fatta. Ed era sposata. L'ho rivista dopo un po', aveva queste gran tette finte, era cambiata moltissimo. [Il bus arriva, Trump e Bush vedono l'attrice che li aspetta] Meglio che mangi una Tic Tac, nel caso cominci a baciarla. Sai, io sono automaticamente attratto da queste bellezze. Le bacio subito. È come una calamita. Le bacio e basta. Se sei una star, te lo fanno fare. Ti fanno fare quello che vuoi. Puoi afferrarle la fica... quello che vuoi»
Il candidato alla presidenza degli Stati Uniti per il Partito Repubblicano che si descrive di fatto come un molestatore sessuale e dice di poter fare quello che vuole alle donne perché è una star, e racconta di averlo fatto, peraltro mentre era sposato con Melania. Il tutto dopo che decine di persone hanno raccontato cose simili di lui. E negli stessi giorni in cui un'altra donna racconta di averlo denunciato per tentato stupro. E con tutti i noti precedenti commenti di Trump sulle donne. Trattasi di bomba atomica.

Tutti i più importanti dirigenti del Partito Repubblicano hanno diffuso comunicati di fuoco – con un po' di ipocrisia: non è niente che non ci si potesse aspettare dal personaggio – definendosi «disgustati», «nauseati» e cose del genere. Un paio di deputati Repubblicani di poco conto hanno ritirato i loro endorsement per Trump. Altri gli hanno chiesto di ritirarsi. Paul Ryan, lo speaker del Congresso, ha annullato una sua attesa apparizione pubblica con Trump. L'insolita reazione di Trump aiuta a capire le dimensioni del disastro: si è scusato immediatamente, con questo video.



Questa storia non è come tutti i precedenti guai a cui Trump è in qualche modo sopravvissuto: l'impatto sulla campagna elettorale può essere devastante e definitivo. Nelle campagne elettorali americane si parla molto delle cosiddette "October surprises": una notizia che arriva a ottobre, poco prima del voto, e cambia il corso della campagna elettorale. Una "October surprise" così grande io non me la ricordo. Questo spot che Hillary Clinton ha diffuso subito dopo lo scandalo dice una cosa probabilmente vera: sarà il voto delle donne a far perdere Donald Trump. I dati che avevamo fino a ieri lo suggerivano già: chissà quelli che verranno da domani in poi.



Ci sarebbero molte altre cose da dire. Per esempio: se durante le primarie gli altri candidati Repubblicani avessero investito un po' più tempo e risorse nel fare ricerche su Trump e un po' meno nel demolirsi a vicenda, forse storie come questa sarebbero venute fuori prima. Oppure: i media hanno avuto un grande ruolo di involontaria complicità nell'ascesa di Trump, ma ci sono giornali e giornalisti che da mesi fanno un lavoro di qualità e intensità mostruosa per fornire agli americani quanti più elementi e informazioni possibili sui candidati. Ancora: le reazioni disgustate dei massimi dirigenti Repubblicani, che arrivano decisamente fuori tempo massimo e non sono – nemmeno adesso! – un ritiro formale del sostegno a Donald Trump, gli permetteranno di salvare la faccia qualora Trump dovesse perdere le elezioni? Ognuno di questi temi meriterebbe molto spazio, ma oggi questo spazio nella newsletter non c'è: magari ne parleremo più avanti.

Un pensiero per Ted Cruz, però, bisogna farlo. Si era teatralmente rifiutato di dare il suo sostegno a Trump, arrivando a esortare i Repubblicani a votare secondo coscienza, e poi due settimane fa, quando Trump stava rimontando, aveva deciso di sostenerlo riuscendo nell'impresa di farsi ridicolizzare contemporaneamente dai filo-Trump e dagli anti-Trump. Ora viene fuori questa storiaccia disgustosa mentre lui telefona agli elettori per convincerli a votare Trump. Qui ci vorrebbe un bel sad trombone.



Ma ieri sono successe altre due cose molto grosse.

La prima: Wikileaks ha diffuso una serie di email sottratte a John Podesta, il più importante dirigente e stratega del comitato elettorale di Hillary Clinton, nonché da anni suo amico personale. Nelle email ci sono le trascrizioni dei discorsi a porte chiuse che Clinton ha pronunciato a pagamento a diverse banche d'affari dopo la fine del suo mandato da segretario di Stato, nel 2013, e prima di candidarsi alla presidenza. Forse vi ricordate delle accuse di Sanders per i tre discorsi che Clinton pronunciò a Goldman Sachs per oltre 600.000 dollari: sono quei discorsi lì e degli altri. Non c'è niente di scandaloso ma ci sono un po' di commenti politicamente imbarazzanti e delicati, come spesso capita con le cose che si dicono a porte chiuse.
«Il mio sogno è un mercato comune nel nostro emisfero, con commercio libero e confini aperti, basato su risorse energetiche più ecologiche e sostenibili possibili. Dobbiamo resistere al protezionismo e ai tentativi di ostacolare l'accesso al libero mercato»

«Le persone che conoscono meglio l'industria di Wall Street [e possono riformarla] sono quelle che ci lavorano»

«Mio padre ce l'aveva con le grandi aziende e con il governo, ma noi eravamo una famiglia della classe media. Abbiamo frequentato delle buone scuole. Abbiamo avuto una buona copertura sanitaria. Avevamo una piccola casa che mio padre aveva comprato con i suoi risparmi. Io ho fatto questa vita, e oggi ovviamente ne sono lontana, grazie alle fortune economiche che abbiamo avuto io e mio marito»

«Bisogna trovare il giusto equilibrio tra gli sforzi pubblici e quelli privati, per ottenere successi e risultati in politica. Fare politica è come fare le salsicce: non vuoi sapere davvero come si fanno. Questo processo non è bello da vedere, ed è sempre stato così, ma di solito ci fa ottenere quello che vogliamo ottenere. Se tutti vedessero le conversazioni e le trattative a porte chiuse dietro un accordo politico, come minimo si innervosirebbero. Quindi su ogni tema bisogna avere una posizione pubblica e una posizione privata»
Come vedete non c'è niente di particolarmente esplosivo, anzi, certe cose si possono trovare condivisibili e/o piaceranno a certi elettori. A un certo punto Clinton dice che sarebbe personalmente favorevole a un sistema sanitario come quello canadese, ci fossero le condizioni politiche. Ma ecco, dire che sei per liberalizzare gli scambi commerciali nel 2016 non è una posizione politica vincente: soprattutto se in pubblico dici di essere contraria al trattato commerciale con i paesi del Pacifico e pochi credono che tu sia sincera (e aggiungi che bisogna avere su ogni tema «una posizione pubblica e una privata»). Allo stesso modo un politico che dice di volere «confini aperti» nel 2016 non dice una cosa particolarmente popolare. La fortuna di Clinton è che queste email sono venute fuori mentre tutto il mondo parla del video di Trump, ma qualche danno potrebbero farlo: rafforzano i dubbi di chi non si fida di lei, soprattutto tra gli elettori più giovani e tra quelli che avevano votato per Sanders alle primarie.

In tutto questo – e veniamo così alla seconda altra cosa molto grossa accaduta ieri – sulla base delle prove raccolte negli ultimi mesi l'amministrazione Obama ha ufficialmente accusato la Russia di stare cercando di interferire nel processo elettorale americano, compiendo attacchi informatici contro il Partito Democratico e altre persone e organizzazioni politiche. Anche questa cosa non ha precedenti nella storia della politica statunitense: nemmeno nella Guerra fredda. Potrebbero esserci conseguenze, ma la Casa Bianca non ha ancora deciso: le ipotesi vanno dalle sanzioni economiche ad altri attacchi informatici come ritorsione.

Ora fatevi un caffè, cambiate poltrona, accendetevi una sigaretta, vedete un po' voi: perché quelle di cui abbiamo parlato fin qui sono solo le cose successe ieri. Prima di ieri, questa settimana ne erano successe molte altre.



Andiamo per punti, se no non ne usciamo più.

1. Il New York Times ha ricevuto – in una busta anonima proveniente dalla Trump Tower! – una dichiarazione dei redditi di Donald Trump del 1995 dalla quale emerge che quell'anno Trump perse quasi un miliardo di dollari gestendo tre casinò di Atlantic City. Questo dato rende plausibile che Trump, deducendo quella perdita dalle successive dichiarazioni dei redditi, non abbia pagato tasse federali per vent'anni. Trump non ha smentito, i suoi alleati lo hanno difeso definendolo «geniale», quindi possiamo dare per certo che sia andata così, se non peggio. 

Ora, quello che ha fatto Trump è legale, sia chiaro: e alzi la mano chi non cerca di pagare meno tasse restando dentro i limiti della legge. Il problema è che Trump ha sfruttato uno di quei meccanismi di cui in America si avvantaggiano davvero solo i super-ricchi; che comunque non è bello da vedere che una persona ricchissima perda un miliardo di dollari e resti in piedi, per giunta non pagando tasse per vent'anni, quando una persona normale in America può finire sul lastrico per un guaio molto più piccolo; che per perdere un miliardo di dollari gestendo dei casinò bisogna essere degli imprenditori veramente ma veramente incapaci.

«Now, how anybody can lose a dollar, let alone a billion dollars, in the casino industry is kinda beyond me, right?»

2. Anche prima del disastro di venerdì Trump sembrava aver perso il controllo di sé. Domenica doveva pronunciare una dichiarazione da nove frasi su un tema specifico contro Hillary Clinton, leggendo tutto da un gobbo elettronico. Ci ha messo 25 minuti, distraendosi e cambiando discorso in continuazione, dicendo che Hillary Clinton probabilmente ha messo le corna a suo marito Bill, imitando il suo mancamento dell'11 settembre, suggerendo che sia «pazza» e dovrebbe essere in galera, alludendo al fatto che le elezioni potrebbero essere truccate, lamentandosi ancora del suo microfono al primo dibattito.

3. A proposito di maschi anziani che parlano a braccio e fanno guai. Bill Clinton questa settimana a un certo punto si è lasciato trasportare da una discussione sulla policy e ha detto che la riforma sanitaria di Obama, per quanto abbia dato copertura a chi non ce l'aveva, funziona male. «Questo sistema da pazzi all'improvviso ha dato copertura sanitaria a 25 milioni di persone che non ce l'avevano ma nel frattempo c'è gente lì fuori che lavora dalla mattina alla sera e ha visto il costo della sua polizza raddoppiare. È la cosa più folle del mondo». Quello che dice Bill Clinton è vero, per la cronaca: è una delle ragioni per cui la riforma sanitaria di Obama continua a essere un tema così controverso in America. Ma non è stata la dichiarazione più accorta dal punto di vista politico, ecco. Il giorno dopo Bill Clinton ha ribadito di essere stato ed essere ancora favorevole alla riforma.

4. Nel 1989 una ragazza che faceva jogging a Central Park, a New York, fu aggredita, trascinata, picchiata, stuprata e lasciata legata a un albero. Restò in coma per 12 giorni. È uno dei casi di cronaca più famosi della storia americana recente: per settimane in America non si parlò d'altro. Cinque ragazzi – quattro neri e un latinoamericano – furono arrestati e interrogati per giorni, finché non confessarono: furono condannati a pene da 5 a 15 anni di galera. Nel 2002 un uomo disse di essere stato lui, da solo, ad aggredire e stuprare la ragazza a Central Park nel 1989. I test del DNA, che nel 1989 non furono eseguiti, nel 2002 dimostrarono che era stato effettivamente quell'uomo e non i cinque ragazzi. Un'indagine interna mostrò che i cinque ragazzi erano stati interrogati in condizioni brutali, lasciati per giorni senza cibo e senza dormire, e di fatto costretti a confessare qualcosa che non avevano commesso. Nel 2003 furono liberati e poi risarciti con 41 milioni di dollari. Dite: che c'entra con la campagna elettorale? Trump questa settimana ha detto di pensare ancora che i cinque ragazzi fossero i veri colpevoli. Hillary Clinton sta cercando in tutti i modi di portare a votare quanti più afroamericani e latinoamericani è possibile, Trump le ha dato di nuovo una grossa mano.

5. Mike Pence e Tim Kaine si sono confrontati in tv, questa settimana: ne abbiamo parlato nell'ultima newsletter. Se vi siete iscritti dopo, la potete leggere qui.

Una sintesi efficace di CNN.

6. Donald Trump e Hillary Clinton si confronteranno la notte tra domenica e lunedì nel loro secondo dibattito televisivo. Sarà un dibattito con un format particolare, il cosiddetto town hall meeting: Trump e Clinton al centro di un anfiteatro risponderanno alle domande del pubblico, scelto dall'istituto demoscopico Gallup tra un campione di elettori che non hanno ancora deciso chi votare. È un format in cui contano molto, oltre al contenuto delle risposte, il linguaggio del corpo, la capacità di stabilire un contatto con gli elettori, di mostrarsi calorosi ed empatici. Nessuno dei due candidati è fortissimo in questo, ma Clinton ha moltissima esperienza con incontri del genere e Trump quasi nessuna; e sappiamo di come Trump sia soggetto ad avere reazioni istintive e impulsive quando viene provocato.

Inoltre, Trump in questa settimana ha lasciato intendere di pensare di aver perso il primo dibattito perché ci è andato troppo piano, e non perché è caduto in tutte le trappole di Clinton; e sa che deve vincere questo secondo dibattito se vuole avere qualche speranza. Inoltre probabilmente si parlerà del contenuto del famigerato video di cui sopra. Io fossi in voi metterei la sveglia. Io alle 2.30 sarò a SkyTg24 per una breve discussione pre-dibattito, poi dopo il confronto troverete un resoconto completo sul Post e un'edizione speciale della newsletter nella vostra casella di posta.

Il primo dibattito secondo il Saturday Night Live, con Alec Baldwin che fa Donald Trump, merita moltissimo.

7. Volete sapere quali sono le contee e gli stati americani strategicamente più importanti oggi per Hillary Clinton? Basta vedere dove manda Michelle Obama a fare comizi.

8. Il tasso di popolarità di Barack Obama intanto continua a crescere: ora è arrivato al 55 per cento, il punto più alto del suo secondo mandato. Forse questa non è davvero una change election?

9. Poi c'è l'uragano Matthew, che è arrivato in Florida ieri e ora che si è indebolito si sta spostando verso South Carolina, North Carolina e Georgia. Sta facendo molti danni, ha causato evacuazioni di massa e qualche morto. Non è la cosa più importante, ovviamente, ma l'uragano avrà conseguenze anche dal punto di vista politico: i comitati elettorali di Clinton e Trump hanno sospeso le loro operazioni in uno degli stati politicamente più importanti, innanzitutto. Inoltre, la scadenza per registrarsi nelle liste elettorali in Florida è tra tre giorni. Il governatore Rick Scott non intende concedere proroghe. E chi aveva già deciso di votare per posta riceverà le schede elettorali a casa, ma quella casa potrebbe non esistere più. Insomma un gran casino che può rimescolare le carte, anche se ancora non è chiaro come. Oggi in Florida Clinton ha circa tre punti di vantaggio su Trump.

10. Non è mai troppo tardi per innamorarsi di Joe Biden.

«I don't want the medal. I don't want the medal.»

11. È uscita una nuova puntata del podcast sulle elezioni americane. Parla del personaggio politico che secondo Obama ha aperto la strada a Donald Trump, più di tutti gli altri. Il podcast di ascolta qui su Spreaker e qui su iTunes.

Clicca play.

12. Domenica sera dopo Che tempo che fa su Raitre – intorno alle 22.50 – andrà in onda la seconda puntata di La Casa Bianca, una serie di sette mini-documentari sulle elezioni americane diretti da Andrea Salvadore e di cui ho scritto i testi. Sono un tentativo di capire queste elezioni parlando con gli elettori italoamericani in praticamente ogni stato del paese, ascoltando le loro storie e contestualizzandole. La prima puntata potete vederla qui.

Quando ci vediamo
Il 12 ottobre alle 19 a Bologna, il 13 ottobre alle 19 a Forlì. Seguiranno Milano, Cuneo, Torino, Pescara. I dettagli su queste date più avanti. Grazie a chi di voi è venuto agli incontri delle scorse settimane, siete sempre tantissimi e ogni volta per me è una sorpresa.

Scusate per la lunghezza di questa newsletter ma prendetevela con Clinton e Trump, non con me. Ci sentiamo lunedì mattina. Ciao!

Cose da leggere
Grading the Presidential Candidates on Science, di Christine Gorman e Ryan F. Mandelbaum sul Scientific American
‘Finally. Someone who thinks like me.’, di Stephanie McCrummen sul Washington Post
Five Days That Shaped a Presidency, di Jonathan Chait sul New York Magazine
 
Questa newsletter vi arriva grazie al contributo di Otto e della Fondazione De Gasperi.

Hai una domanda?
Scrivimi a costa@ilpost.it oppure rispondi a questa email, che poi è la stessa cosa.

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Francesco Costa · Portello · Milano, Italia 20149 · Italy