«Beh, questa non era esattamente la festa che avevo in mente, ma la compagnia mi piace un sacco». Il 7 giugno del 2008, nell'ultimo giorno delle primarie del Partito Democratico, Hillary Clinton rivolse ai suoi sostenitori un discorso che è ricordato da allora come uno dei migliori della sua carriera (capita spesso che il "discorso della sconfitta" sia un gran discorso, più di quanto accada con i "discorsi della vittoria"). Dopo aver insistito a lungo su quanto Barack Obama sarebbe stato un ottimo presidente, e quanto bisognasse dargli una mano e sostenerlo, Clinton disse: «Anche se non siamo stati capaci di rompere questo resistente e irraggiungibile soffitto di vetro, gli abbiamo procurato 18 milioni di crepe; la luce che passa attraverso non è mai stata così brillante, e ci riempie di speranza e certezza che la prossima volta sarà un pochino più facile». La prossima volta è arrivata stanotte.

Il gran discorso di Hillary Clinton nel 2008. Dal minuto 6:30 ascoltate come parla di Obama, e come reagisce il pubblico.
Non è una sorpresa, come sapete era ormai scontato da molte settimane che andasse a finire così, ma ora è ufficiale: per la prima volta nella storia degli Stati Uniti, uno dei grandi partiti politici candiderà una donna alla presidenza. La candidatura di Hillary Clinton per il Partito Democratico sarà formalizzata dalla convention di luglio a Philadelphia, Pennsylvania, ed è diventata certa in modo poco ortodosso lunedì, quando Associated Press ha rivisto i conti dei delegati e dei superdelegati dandola per vincitrice in un giorno senza elezioni, ma le primarie di martedì l'hanno legittimata per l'ennesima volta: Clinton ha stravinto in New Jersey (63,3 per cento contro il 36,7 di Sanders) ed è molto avanti in California (59,7 per cento contro contro 39,3), dove però lo scrutinio è arrivato solo al 38 per cento delle schede. Clinton ha ottenuto la maggioranza dei voti (15 milioni contro 11,8), degli stati (32 contro 22), dei delegati eletti con le primarie (1.929 contro 1.609, in questo momento) e dei superdelegati (542 contro 47). C'è ancora un altro soffitto di vetro, molto più resistente, spesso e inerpicato, ma quello del 2008 è andato in mille pezzi.

Il discorso di Hillary Clinton di stanotte.
Molti si aspettavano che Bernie Sanders facesse quello che aveva fatto Hillary Clinton nel 2008: mettere fine a una campagna elettorale anche molto dura, ringraziare i suoi sostenitori e invitarli a sostenere Clinton alle elezioni presidenziali. Un discorso del genere era atteso soprattutto alla luce del grande distacco rimediato stanotte da Sanders in New Jersey e in California: queste primarie non potevano dargli la vittoria ma potevano dare un segnale, e invece non è arrivato neppure un segnale. Il discorso di Sanders di stanotte, pronunciato con mezz'ora di ritardo rispetto a quanto annunciato, non ha contenuto niente di tutto questo. Sanders ha ignorato completamente un fatto che tra secoli apparirà ancora sui libri di storia – per la prima volta una donna ha vinto le primarie di un grande partito – e ha citato Hillary Clinton soltanto una volta, congratulandosi per «le sue vittorie di stanotte»: non appena hanno sentito il nome di Hillary i suoi sostenitori hanno fatto "buuu", e di nuovo Sanders non ha fatto niente per interromperli. Poi Sanders ha promesso di «portare avanti la battaglia» nelle ininfluentissime primarie del 14 giugno nel District of Columbia e alla convention di Cleveland. Che è come se la Roma, arrivata a 12 punti di distacco dalla Juventus in Serie A, prometta di portare avanti la battaglia nelle amichevoli estive.

Il discorso di Bernie Sanders di stanotte.
Bernie Sanders giovedì incontrerà Barack Obama alla Casa Bianca, ed è probabile che il presidente cerchi di farlo rinsavire. Non è detto che ci riesca: gli appelli alla responsabilità e all'unità evidentemente non hanno molta presa su un politico che si è iscritto al Partito Democratico un mese prima delle primarie solo per potervi partecipare. La brutta sconfitta che sembra aver rimediato in California, però, mette in discussione anche la capacità di Sanders di guidare il suo elettorato dopo la fine delle primarie, a parte il segmento più ideologico e incazzato; e il discorso di stanotte è sembrato a tratti ridicolo, pronunciato da un'altra galassia. Politico ha pubblicato un articolo pieno di retroscena documentati – per esempio email interne alla campagna elettorale – che mostrano come sia Sanders il vero responsabile della deriva livida e complottista di un percorso iniziato con tutt'altre premesse. Vi consiglio di leggerlo; poi sabato parliamo di cosa può fare Sanders e soprattutto cominciamo davvero a parlare di novembre.
Ciao!
Hai una domanda?
Scrivimi a costa@ilpost.it oppure rispondi a questa email, che poi è la stessa cosa.
Spread the word
Se quello che hai letto ti è piaciuto, consiglia a un amico di iscriversi alla newsletter oppure inoltragliela.
|